Autonomia e responsabilità Intervento del prof. Davide Bassi Università di Trento Il futuro...

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Autonomia e responsabilitàIntervento del prof. Davide Bassi Università di Trento

Il futuro dell’UniversitàIl disegno delle riforme nazionaliUdine, Mercoledì 10 marzo 2010

Il doppio volto dell’autonomia

“La base su cui si fonda la libertà di ricerca e di insegnamento, un baluardo contro le indebite interferenze esercitate da poteri esterni”

“Un retaggio del passato, un privilegio che oggi non ha più motivo di essere, usato dagli accademici a loro esclusivo vantaggio”

La crisi dell’autonomia

Anche se garantita da una norma costituzionale, l’autonomia universitaria non è mai stata applicata fino in fondo. La domanda che dovremmo porci è:

“Crediamo veramente ai principi di autonomia e siamo pronti ad assumerci le conseguenti responsabilità?”

T. Estermann & T. Nokkala, “University autonomy in Europe I”, www.eua.be

Tra autonomia e centralismo

Non c’è dubbio che in molti casi l’autonomia universitaria sia stata male utilizzata.

Tuttavia è illusorio credere che i “comportamenti virtuosi” possano essere indotti tramite forme rigide di controllo centralista.

In un mondo ideale!

Premi o sanzioni basati

sui risultati

Valutazione complessiva di

sistema

Identificazione degli obiettivi

di sistema

Attuazione, in autonomia, da

parte degli atenei

Premi o sanzioni basati sui risultati

Valutazione complessiva di

ateneo

Identificazione degli obiettivi di

ateneo

Attuazione, in autonomia, da

parte dei dipartimenti

Le criticità del mondo reale (1)

• Il processo di definizione degli obiettivi e di valutazione dei risultati non ha un inizio ed una fine, ma è ciclico.

• I tempi di realizzazione non sono una variabile indipendente, ma devono essere adeguati rispetto alle dinamiche del sistema che non è né lineare, né tantomeno stazionario.

• La cosiddetta “sindrome di Bertoldo” condiziona pesantemente la capacità di risposta del sistema.

Le criticità del mondo reale (2)

• In condizioni di emergenza finanziaria, la capacità di autoriforma degli atenei è forzatamente limitata (Homo sine pecunia imago mortis!).

• Le ristrutturazioni (anche quelle gestite secondo una logica puramente aziendale) hanno un costo che va messo in conto. Altrimenti si rischia di protrarre i tempi a dismisura, senza riuscire a raggiungere i risultati desiderati.

Le criticità del mondo reale (3)

• A livello nazionale, la carenza di controlli, la politica delle deroghe e la distribuzione delle risorse “a pioggia” hanno negativamente condizionato lo sviluppo del sistema universitario che talvolta, pur essendo sottofinanziato, riesce ad essere – paradossalmente – anche ridondante.

• Manca un approccio sistematico alla dimensione europea. Gli atenei sono lasciati soli e spesso all’interno degli atenei ci si affida solo alle iniziative dei singoli.

Le criticità del mondo reale (4)

• Sulla carta tutti vogliono fare tutto, con il rischio di rimanere sottocritici e di non raggiungere livelli di qualità adeguati.

• Il sistema di governance degli atenei è finemente ottimizzato rispetto all’unico vero potere che gli accademici italiani possono (sanno) esercitare: “il potere di interdizione e di scambio”.

Le criticità del mondo reale (5)

• La gestione delle risorse umane è appiattita su regole uguali per tutti che finiscono fatalmente per penalizzare il merito.

• Spesso gli accademici sottovalutano il ruolo delle strutture tecnico-amministrative e non comprendono l’importanza della separazione di ruoli e poteri tra accademia ed amministrazione.

Speranze per il futuro (1)

• Il disegno di legge di riforma attualmente in discussione in Parlamento parte da principi ampiamente condivisi a livello internazionale, ma poi segue la classica deriva “centralista” e soffre di una grave forma di “bulimia normativa”.

• Salviamo i principi e buttiamo i dettagli, lasciando gli atenei liberi di scegliere le loro priorità ed il conseguente modello di funzionamento!

Speranze per il futuro (2)

• Si aprono prospettive concrete per la realizzazione di un “federalismo degli atenei” che dovrebbe essere accompagnato da una nuova politica del Governo volta ad attuare politiche di sviluppo delle realtà più deboli, ma anche ad individuare e sostenere i “campioni nazionali” che devono essere messi in grado di competere a livello internazionale.

Speranze per il futuro (3)

• Una “grande opera” per il Paese: realizzare una rete di studentati che consentano a tutti i giovani “capaci e meritevoli” di scegliere l’Ateneo a cui vogliono iscriversi, senza essere troppo condizionati da vincoli di carattere economico. L’Università non è un “asilo nido” e non deve essere necessariamente vicina a casa. Non ci può essere vera concorrenza tra gli atenei se gli studenti non sono liberi di muoversi.

Speranze per il futuro (4)

• In attesa che l’Agenzia per la valutazione incominci finalmente a funzionare, ricordiamo che il vero benchmark per le università europee sarà rappresentato dai risultati che sapranno raccogliere a livello di European Research Council (ERC).

• Fino ad oggi, il capitale umano abbonda. Ma per quanto tempo ancora?

grazie per l’attenzione