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Imbrigliando la fusione nuclearePubblicato da Eleonora Degano su 14 ottobre 2013
CRONACA – Arriva dal National Ignition Facility ( Nif) della California, e potrebbetrattarsi di una pietra miliare sulla tortuosa via della fusione nucleare. Una fonted’energia illimitata e in grado di auto-sostenersi, una risorsa a costo zero, allastregua del processo che alimenta il Sole; qual è la condizione per sfruttarla?Dalla fusione dev’essere prodotta più energia di quella che viene immessa, ecome riporta la Bbc, i ricercatori del Nif hanno raggiunto questo traguardo per laprima volta in un esperimento condotto a settembre. Un risultato non da poco,considerando che da almeno cinquant’anni gli scienziati si destreggiano tra imeandri del processo di fusione, che rimane nonostante tutto piuttosto elusivo.Quanto elusivo? Lo abbiamo chiesto ad Aldo Pizzuto, dell’Unità Tecnica Fusionedell’ ENEA .
“Il risultato del Nif arriva all’indomani di un progetto nel quale erano state ripostemolte più speranze, ma è scientificamente rilevante perché, per la prima volta,stiamo parlando di fusione in un sistema di confinamento inerziale”. Già nel 2009,infatti, il Nif aveva annunciato di voler raggiungere l’agognato obiettivo entro il 30settembre 2012: una deadline sopraggiunta, e trascorsa in sordina senzarisultati degni di nota a causa di problemi tecnici. “Il punto è trovare dei sistemi ingrado di tradurre la reazione in maniera economica per produrre energia. Quelprimo esperimento non diede i frutti auspicati, e la ricerca riprese con altritentativi senza portare all’evidenza che i ricercatori si aspettavano: certamentefu un inizio, perché per arrivare a un bilancio energetico positivo tra l’energiainvestita e i risultati il traguardo è ancora lontano. Non va inoltre dimenticato che ilsistema del Nif, basato sui raggi laser, nacque come esperimento militare e si aprìa ulteriori ricerche solo in seguito”.
Gli scienziati californiani hanno infatti a disposizione la strumentazione piùpotente al mondo, vantando ben 192 raggi laser con i quali possono scaldare econdensare una piccola quantità di carburante, al punto da scatenare la fusione.Come avviene il processo vero e proprio? “La fusione si studia su due linee, inbase al sistema attraverso il quale si tengono insieme le particelle da far reagire.Nel caso del Nif prende il nome di confinamento, i laser tengono le particellecalde e vicine, bombardando un bersaglio sferico che contiene il combustibile: sitratta di sferette di piccolo diametro, nell’ordine dei millimetri, che contengonodeuterio e trizio sotto forma di ghiaccioli per aumentarne ulteriormente la densità”spiega Pizzuto “Il nucleo viene colpito da un’energia spaventosa, oltre 1,8megajoule che si scatenano in picosecondi, e il materiale per controreazioneproduce una pressione così forte da indurre gli atomi a un avvicinamento intimo,e alla reazione di fusione.”
In ogni caso, quello del Nif è solo uno dei progetti che puntano a imbrigliare ilprocesso di fusione nucleare, tra i quali va ricordato quello dell’Iter. In Europa, ein particolare all’istituto francese, la ricerca sulla fusione seguirà un’altra lineasfruttando i campi magnetici per contenere il carburante, un processo cheprende il nome di confinamento magnetico. “Anche in questo caso il problema èmostrare l’economicità del sistema” dice Pizzuto “Che entrerà in funzione all’iniziodel prossimo decennio, per portare alla produzione di un reattore dimostrativo”.L’Italia non ha un programma particolare riguardo alla ricerca sulla fusione, mapartecipa molto intensamente agli studi che vedranno proprio in Iter la sua
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RASSEGNA WEB oggiscienza.wordpress.com Data Pubblicazione: 15/10/2013
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Argentina”che ha visto sette bambini edue scienziati percorrere centinaia dichilometri sulle tracce dei dinosauri.
hmmm, non proprio geniali questi due#natgeobrain 11 hours ago
meglio la memoria o l'abilità spaziale?#natgeobrain 11 hours ago
Seguire le regole paga? #natgoebrain11 hours ago
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espressione più sofisticata. Come paese ha infatti investito molto in questocampo, registrando successi industriali straordinari; la fusione rimane comunqueun’opportunità energetica che potremo sfruttare solo in un futuro a medio-termine, con tutte le caratteristiche per arricchire un portafoglio energetico chedovrà prevedere anche azioni di risparmio energetico e fonti rinnovabili.
Quanto siamo lontani da una fonte d’energia illimitata, alla stregua del Sole?“Chiaramente il Sole sfrutta le sue grosse dimensioni e le forti pressioni: non vadimenticato che le particelle che si muovono in quel mezzo hanno tempi enormi adisposizione rispetto a quelli che possiamo realizzare noi.” La grossa difficoltànel concretizzare la fusione controllata risiede dunque in poche sfuggentivariabili: l’energia delle particelle, il tempo per il quale si può controllarleconferendo loro questa energia, la temperatura e la densità.“Una volta messa a punto la parte scientifica, servirà un ulteriore passo nellosviluppo tecnologico” precisa Pizzuto “Anche nel caso del Nif, i sistemi laserodierni sono infatti molto inefficienti nella resa rispetto alla potenza assorbita, eandrebbero sviluppati in modo che l’energia inerziale per farli funzionare vengaanch’essa compensata dal fattore di guadagno della reazione. Inoltre sarànecessario sviluppare sistemi di trasformazione dell’energia, che esce sottoforma di neutroni e nuclei di elio, per convertirla in sistemi di produzione per altreenergie come quella elettrica”.
Crediti immagine: Lawrence Livermore National Security, Wikimedia Commons
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Questo post è stato pubblicato il 14 ottobre 2013 a 16:08 ed è archiviato inCRONACA. Contrassegnato da tag: combustibile, ENEA , energia nucleare,fusione nucleare, idrogeno, ITER, laser. Puoi seguire tutte le risposte aquesto articolo attraverso il RSS 2.0 feed. Puoi lascia una risposta, oppuretrackback dal tuo sito.
5 Risposte a “Imbrigliando la fusione nucleare”
1. Eleonora Degano14 ottobre 2013 a 16:26
L’ha ribloggato su ed.
2. Fabio14 ottobre 2013 a 17:52
“sistema di confinamento iniziale” dovrebbe essere “sistema diconfinamento inERziale”
A quando una correzione della versione mobile di oggiscienza? Iltesto degli articoli viene visualizzato un carattere sotto l’altro in unrettangolo strettissimo a centro schermo.
Livia Marin15 ottobre 2013 a 8:37
Grazie della segnalazione, stiamo cercando di risolvere ilproblema!
3. Tommaso Scozzafava14 ottobre 2013 a 20:41
Il confinamento è inerziale, non iniziale!
Livia Marin
RASSEGNA WEB oggiscienza.wordpress.com Data Pubblicazione: 15/10/2013
ENEA 11
art
da pag. 38
16-OTT-2013
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Lettori: 148.000
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ENEA 12
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LEVANTE 15 ottobre 2013
COMMENTI
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Antartide, spedizione genoveseEloisa Moretti Clementi
Chiavari - A fine ottobre partirà da Genova una delegazione diricercatori che si unirà ai 200 partecipanti alla 29esima
spedizione italiana in Antartide, promossa dal Programma nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), finanziatadal Miur e realizzata dall' ENEA : fra loro anche il camogliese Marco Faimali, responsabile del laboratorio diBiologia marina della sezione genovese dell'Ismar.
Obiettivo della missione sarà lo studio della particolare riproduzione del pesce silverfish, «una specie di“acciugona”», ha spiegato il biologo, che vive in acqua a -1 gradi di temperatura e si riproduce attraverso uovagalleggianti che si incastrano nella parte inferiore del pack: «Vogliamo capirne di più per sfruttare in modoconsapevole questa risorsa ittica, centrale nell'ecosistema antartico».
Come detto, la spedizione partirà alla fine di ottobre, e una prima fase si concluderà prima di Natale, quandoFaimali, insieme con altri colleghi, rientrerà in Italia. Il viaggio è già estremo di per sé: volo Genova-NuovaZelanda con due scali, poi un altro volo su un aereo dell'Aeronautica militare con atterraggio direttamentesul pack. Al ritorno, però, questo non sarà possibile a causa dello scioglimento dei ghiacci, così i ricercatoripartiranno dalla stazione italiana nella Baia Terra Nova, sul mare di Ross, con una nave rompighiaccio.
Faimali, piacentino di nascita, ma in Liguria dai tempi dell'università, è un biologo marino specializzato inricerca applicata nelle tecnologie marine: quella che lo attende è una sfida esaltante e anche rischiosa, per laquale lui e i suoi colleghi di avventura si sono adeguatamente preparati attraverso un corso di addestramento edi sopravvivenza in condizioni ambientali estreme: «Due settimane nell'appennino tosco-emiliano e suighiacciai del monte Bianco insieme con esperti parà, alpini e incursori della Marina».
© Riproduzione riservata
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RASSEGNA WEB ilsecoloxix.it Data Pubblicazione: 16/10/2013
ENEA 13
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da pag. 13
17-OTT-2013
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Lettori: n.d.
Dir. Resp.: Ferruccio de Bortoli
ENEA 14
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da pag. 32
17-OTT-2013
Diffusione: 2.028
Lettori: n.d.
Dir. Resp.: Lucia Serino
ENEA 15
art
A San Piero a Grado, tra Pisa e Livorno, a due passi dalla baseamericana di Camp Darby, c'� un reattore nucleare in fase didismissione. Il reattore, che aveva una potenza di 5 megawatt termici,ha funzionato dal 1963 al 1980, quando i vertici del Ministero dellaDifesa decisero di arrestarlo.
Si inizi� quindi il decommissioning, un lungo processo dismantellamento che ha previsto due fasi iniziali di trasferimentodell'uranio. Nel 1986 quello gi� utilizzato fin� a Saluggia, in provinciadi Vercelli, mentre quello non ancora impiegato fu trasferito in Francianel 2002. Nel 2010 sono poi stati smantellati il circuito direfrigerazione secondario e le barre di controllo. Adesso tocca ai circa700 mila litri d'acqua contenuti nella piscina di raffreddamento. E se ilnulla osta � arrivato dallo Stato Maggiore della Marina Militare, perpoter scaricare le acque il CISAM ha dovuto chiedere l'autorizzazionealla Provincia di Pisa. Che l'ha concessa nel maggio del 2012.
E qui scattano i guai. Perch� l'autorizzazione prevede che, una voltadecontaminate, le acque siano immesse nel canale dei Navicelli, chesfocia a Livorno. �Non solo il canale sfocia nel nostro comune –spiega l'assessore all'ambiente Massimo Gul� – ma la conduttura diacqua potabile passa proprio dentro il canale. Sinceramente ci siamosentiti messi un po' da parte e non sapevamo cosa rispondere a chi ciinterrogava in merito�. Per poter ovviare alla mancanza diinformazioni, richieste inizialmente dal comitato livornese �Toglietequei bidoni�, poi anche da Comune, Provincia e Prefettura di Livorno,oltre che dal Comune di Pisa, si � tenuto presso il CISAM un incontroorganizzato dal prefetto di Pisa Francesco Tagliente. L'ammiraglioDomenico De Bernardo, che dirige la struttura militare, ha tenuto aprecisare come siano state adottate tutte le precauzioni necessarie aevitare un qualsiasi danno all'ambiente o alla popolazione. �Per poterdepurare le acque, che gi� hanno una radioattivit� residua moltoridotta, visto che l'impianto � chiuso da 33 anni, abbiamo deciso di farcostruire un distillatore che non esiste in Italia e che ci � costato200.000 euro�.
Il distillatore � entrato in funzione il 3 ottobre scorso e riesce atrattare 30 metri cubi di acqua ogni 6 giorni. L'acqua decontaminataviene stoccata in appositi silos e una parte viene inviata ad ENEA , lasociet� che si occupa di analizzare le eventuali tracce di radioattivit�.�Se il limite di legge per lo scarico di queste acque – spiega ancora DeBernardo – � di 10 microSv l'anno, noi l'abbiamo ridotto a 2,5 e iprimi risultati di ENEA ci dicono che siamo scesi ancora di dieci voltequel valore�. Presente all'incontro anche il consulente di Lainsa, laditta spagnola che si � aggiudicata l'appalto di smaltimento (per 4
SAN PIERO A GRADO
Un reattore nucleare da smaltireCon 700 mila litri di acquaL'impianto si trova fra Pisa e Livorno, ha funzionato dal 1963 al1980 quando i vertici della difesa decisero di fermarlo
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CORRIERE DELLA SERA.IT
RASSEGNA WEB corriere.it Data Pubblicazione: 17/10/2013
ENEA 16
milioni di euro), che afferma di aver considerato come parametroestremo �una persona che per un anno si nutre esclusivamente diverdure annaffiate con l'acqua del canale, di bovini che mangiano soloforaggio annaffiato con la stessa acqua, e che per di pi� nuotano nelcanale 100 ore l'anno e vi navigano per 1.000�. Detta cos�,sembrerebbe davvero un'operazione sicura.
Pierpaolo Corradini
16 ottobre 2013� RIPRODUZIONE RISERVATA
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giovedì 17 ottobre 2013
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Paolo Ruti, Unità Tecnica ModellisticaAmbientale dell' ENEA
Data intervista: mercoledì 16 ottobre 2013
Il quinto rapporto Ipccdipinge un quadro, per certi aspetti,ancora più fosco rispetto aquello presente nelprecedente; basti pensare alle stimesull’innalzamentodel livello dei mari. Si tratta di una revisionelegata astrumenti di calcolo più avanzati o la testimonianzadiun’accelerazione dei cambiamenti climatici?
Dipende dalle aree del pianeta e dai fenomeni che siconsiderano:alcuni subiranno un’accelerazione, altri no. Adesempio, i monsoni,a livello globale, avranno una duratapiù lunga e intensa, mentrealtri processi, come i ciclonitropicali, hanno una probabilità diaumento abbastanzabassa rispetto a quanto osservato nel XX secolo.L’aumentodella qualità dei modelli e del numero di modelli
usatihanno permesso, più in generale, una quantificazione migliore dialcuni fenomeni, sia in sensospaziale che temporale, rispetto alprecedente rapporto, e l’analisi ha riguardato sia il futuro piùvicino, dal2020 al 2040, che i periodi dal 2070 al 2100. Adesempio, possiamo prevedere con maggiore precisioneche latemperatura globale dal 2016 al 2035 sia destinata a salire di unoltre un grado rispetto alla media diriferimento del periodo1850-1900, ed è sicuro che un aumento della temperaturasuperficiale della Terrasarà più forte e rapido sulle terre emerserispetto agli oceani. Il working group 1 dell’Ipcc, che si èquindibasato su modelli forniti di maggiori dettagli, dal ciclo delcarbonio a tutte le interazioni tra i varicomparti del sistemaclimatico, si basa solo su queste simulazioni. Il rapporto delworking group 2, chesarà pubblicato tra sei mesi, offrirà inveceun quadro più particolareggiato dell’impatto con unosforzomodellistico su scala regionale. Ad esempio, ci saranno studidettagliati su alcune aree specifiche,come il Mediterraneo, sulquale abbiamo una valutazione di massima che conferma alcunirisultati delquarto rapporto Ipcc, come la tendenza alladiminuzione delle precipitazioni da qui alla fine del secolo.Ilrapporto del working group 3, che uscirà invece tra un anno, sioccuperà maggiormente degli aspettienergetici ed economici.
Il rapporto sottolinea come sia quasi incontrovertibile chela maggior parte dei fattori del cambiamentoclimatico sia diorigine antropica…
L’ attuale rapporto quantifica in maniera chiara che al 95%l’origine del cambiamento climatico è di tipoantropico. L’accesodibattito che c’è in materia è abbastanza tirato per i capelli: sipensi che, dal punto divista medico, il rischio comportato dalfumo per l’organismo umano è dato al 95% e ciò non vuol direchenon sia un valore importante da tenere in grossa considerazione:comunque si agisce contro. Persviluppare simulazioni a livelloglobale servono scenari di emissione. I nostri modelli hanno loscopo diprevedere quali saranno le evoluzioni delle emissioni diCO2 e come varierà l’uso del territorio. C’è dietroun lavoro moltoraffinato che tiene conto di fattori demografici, tecnologici epolitico-istituzionale. Adesempio, ogni scenario è basato su unmix energetico diverso e in uno di questi scenari l’Ipcc hastimato,per la prima volta, un picco di emissioni nel 2020, dopoil quale si assiste a un declino legato a una sceltacondivisa alivello internazionale di riduzione delle emissioni. Ciò permetteai policy maker una valutazionedi rischi e benefici, ed è unesempio interessante di interazione tra mondo scientifico e mondopolitico.
A tale proposito, ritiene che le iniziative europee dicontrasto al cambiamento climatico sianoinsufficienti o che stianoandando nella direzione giusta?
A livello europeo c’è la piattaforma di adattamento,elaborata dall’European Enviromental Agency, cheprevedepiani di adattamento a livello nazionale, contenenti lo statodell’arte e le possibili linee guida diintervento. Si tratta solodi un primo passo verso un intervento concreto perché attuaredeterminate decisioniin una fase di crisi pone dei problemi.L’Italia, infatti, non ha ancora terminato il proprio. Eppure, alivellointernazionale, ci sono esempi dove il rilancio di questeiniziative potrebbe essere un occasione diinvestimento, non solouna spesa ma anche una chance per sviluppare nuove infrastrutture enuove attivitàdi business. Si pensi all’ondata di calore del 2003,che ha posto diverse comunità nazionali e locali difronte a unproblema molto serio, con un numero di morti superiore, solo inFrancia, alle 10 mila persone.Di fronte a un rischio così grave,sono stati sviluppati progetti interessanti come quello del comunedi Parigi,che prevede, ad esempio, l’annaffiamento delle strade,che già da solo riduce gli effetti dell’ondata dicalore. Leferrovie francesi hanno poi avviato dei progetti per svilupparestazioni innovative che riducanol’impatto dell’innalzamento delletemperature. Ciò può essere letto come una spesa ma, se diventaunostandard e la Ue fa uscire delle direttive in merito, chi hasviluppato queste tecnologie si trovaavvantaggiato.
Qual è stato il ruolo dell’ ENEA nella redazione delrapporto?
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RASSEGNA WEB agienergia.it Data Pubblicazione: 17/10/2013
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Ci sono due livelli d’intervento. Il primo è quello di contributingauthor. Io, in particolare, mi sono occupatodel capitolo 14 delrapporto, che è sui processi regionali legati al clima. Il secondoriguarda il working group2 con il progetto internazionale Cordex,che sviluppa informazioni climatiche dettagliate sulle diverseregioni.I modelli di alcune regioni sono stati sviluppatidall’ ENEA insieme ai colleghi francesi. In questo campo, c’èstatouno sforzo particolare per sviluppare con maggiori dettagli imodelli relativi alle aree mediterranee, ilcui database vieneospitato da noi.
Francesco Russo
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TMNEWS giovedì 17 ottobre 2013, 16.38.21 Enea progetta il trasporto dell' Augusto di Prima Porta
Roma, 17 ott. (TMNews) - La famosa statua "Augusto di PrimaPorta" ha lasciato per la prima volta i Musei Vaticani, protettada un sistema di sicurezza speciale, progettato anche dall' ENEA.E' uno dei tanti pezzi della mostra dedicata all' imperatoreAugusto nel bimillenario della morte, che hanno avuto bisogno dicure di altissimo livello per raggiungere il luogodell' allestimento alle Scuderie del Quirinale.La famosa statua in marmo rinvenuta nel 1863 a Roma in localitàPrima Porta, presenta un alto livello di vulnerabilità allevibrazioni: per garantirne la sicurezza durante le delicateoperazioni di trasporto l' ingegner Gerardo De Canio dell' ENEA haprogettato un innovativo e complesso sistema studiando soluzionispecifiche per proteggere i punti più vulnerabili: braccio ecaviglie (restaurati in più punti), e il mantello. Prima di tuttosono stati applicati alla statua, alta più di 2 metri, unospeciale corpetto protettivo per il torace e un tutore per ilbraccio. L' insieme è stato posizionato all' interno di una cassain legno ammortizzata, a sua volta contenuta in un' ulterioregabbia antivibrante d' acciaio per la protezione da urti evibrazioni. Tutte le fasi delle operazioni sono state monitoratecon un sistema di sensori, posizionati sui punti critici dellastatua e sul basamento. Lo stesso sistema di movimentazione,opportunamente rimodulato per affrontare un viaggio molto piùlungo, sarà utilizzato per il successivo trasporto della statuaal Grand Palais di Parigi.red-aqu 17 OTT 2013 163749NNN
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RASSEGNA WEB E7 Data Pubblicazione: 16/10/2013
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A colloquio con Alessandro OrtisCo-Presidente Commissione Economia - Assemblea Parlamentare del Mediterraneo
L’Europa sta ribadendo a gran voce come l’efficienza sia l’obiettivo primario della strategia comunitaria, ma questa Europa è matura per essere “Europa”?
Non ancora. Se vogliamo un vero “spazio unico” dobbiamo coerentemente avere “regole uniche”. Su questo aspetto siamo molto in ritardo, mi riferisco anche alla necessità di armonizzare i quadri nor-mativi e regolatori, inclusi i più semplici e diffusi standard tecnologici: in Europa persino le prese di corrente non sono an-cora unificate! Se vogliamo miglioramenti in termini complessivi, dobbiamo insistere per una maggiore apertura ed integrazione di si-stemi e mercati, altrimenti ci troveremo sempre in mezzo ad un guado, senza la possibilità di cogliere tutti i vantaggi deri-vanti da una Unione ben integrata, anche in materia di energia. L’attuale situazione ci sta penalizzando, anche nell’affrontare problemi infrastrutturali per il gas e l’e-lettricità. Se riuscissimo ad essere davve-ro una “voce unica”, forte di 500 milioni di cittadini, avremmo pure una maggiore capacità di negoziazione nello scacchiere internazionale.
In un’ottica di visione internazionale e di coesione interna, il mercato unico ci potrà aiutare? Quali sono i punti che l’I-
talia può valorizzare nel suo semestre e quali le occasioni da cogliere?
L’Italia dovrà mirare ad ottenere il mas-simo rendimento dal suo semestre, pro-muovendo meno protezionismi o nazio-nalismi e più integrazione ed unità interna europea, guardando anche agli interessi di un sistema Italia al centro del Mediter-raneo. Ricordo in proposito il semestre del 2003 quando, da direttore generale per l’energia nel Ministero dello sviluppo economico, ebbi l’occasione di organiz-zare a Roma un forum Euro-Mediterraneo che portò alla firma di cinque “protocolli energia” finalizzati a stabilire nuove, im-portanti forme di collaborazione e coo-perazione. Alcuni di questi protocolli, fir-mati da tutti i Ministri convenuti e dalla Commissione europea, hanno prodotto risultati positivi, mentre uno di essi, che sarebbe stato di grande interesse per noi, fu successivamente e malauguratamente abbandonato dal nostro Governo; mi rife-risco a quello per l’attivazione di REMEP, Rome Energy Mediterranean Platform, il cui obiettivo era l’attivazione, proprio nel-la capitale italiana, di una Agenzia inter-nazionale per lo sviluppo infrastrutturale e la cooperazione nei sistemi energetici. L’abbandono di questo protocollo ha fat-to sì che si realizzassero poi altre propo-ste non centrate sull’Italia, come l’Unione
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Agnese CeCChini
Un’europa più efficiente è un’europa più unita
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RASSEGNA WEB E7 Data Pubblicazione: 16/10/2013
per il Mediterraneo basata a Barcellona. In seguito altre iniziative hanno cercato di arginare queste svi-ste. Ad esempio, proprio l’AEEG fondò l’Associazione dei rego-latori del Mediterraneo, MEDREG, e ha promosso MEDTSO, l’or-ganismo di coordinamento di tutti gli operatori di trasporto di energia elettrica nel Mediterraneo. Sono due strumenti utili per sostenere nell’area soluzioni migliori di quanto fatto in termini non pienamente efficaci altrove: ad esempio il Segretariato per la Comunità energetica del sud est Europa basato a Vienna.
Ritiene che l’organizzazione nazionale delle competenze con questa AEEG e i Ministeri sia sufficiente ad affrontare le sfide globali?
Credo che sia arrivato il momento di ripensare all’attuale orga-nizzazione di governo per lo “sviluppo sostenibile”, cercando di integrare meglio le attività per l’energia e la tutela dell’am-biente. Penso sia necessario disporre, a livello Ue e naziona-le, di una “governance” più organica e sinergica, pronta ad affrontare in termini integrati un futuro da “green and whi-te economy”, da sviluppo sostenibile sul fronte complesso: dell’energia, efficienza energetica compresa; della tutela am-bientale, emissioni clima-alteranti incluse; della competitività, produzione ed occupazione connesse. Immagino un Ministero ed Assessorati regionali dedicati proprio allo “sviluppo soste-nibile”, con relative ricadute produttive, ricerca ed innovazio-ne. Così già si è fatto in altri Paesi ed in qualche regione, faci-litando anche la proiezione internazionale.
Parliamo di evoluzione delle istituzioni, mi sembra dovero-so chiedere a lei che ha rappresentato l’AEEG, cosa ne pen-sa della configurazione dell’Autorità di oggi, con l’integra-zione anche del settore idrico, e della funzione che questa figura istituzionale sta svolgendo.
Va bene così. Quando si iniziò a discutere di regolazione per la filiera acqua fui invitato a qualche audizione parlamentare. Già in quelle occasioni sostenni l’estensibilità a tale filiera del-le competenze della AEEG per alcune evidenti affinità: anche il servizio idrico è un servizio a flussi in rete che va tariffato e regolato pure come qualità; ogni consumatore, da tutelare, ha tre contatori in casa (elettricità, gas e acqua), con interlocuzio-ni e tipologie contrattuali simili; molti operatori si occupano
simultaneamente delle tre concessioni; più in generale, la regolazione per il settore idrico è molto in linea con la cultura e la professionalità regolatorie ben consolida-tesi nel tempo in seno alla AEEG. Detto questo, durante le stesse audizioni parlamentari, mi espressi contro altre ipo-tesi di assemblaggi che fortunatamente non trovarono seguito: ad esempio tutte le reti insieme (trasporti e telefonia inclusi) o addirittura una sola autorità per ogni tipo di pubblico servizio. Da un lato si devono sfruttare le affinità, dall’altro i settori tecnicamente e funzionalmente ben distinti devono restare egualmen-te distinti, specie come regolazione ex-ante e controllo. In ogni caso tutte le Autorità set-toriali devono essere collocate e mantenute istituzionalmente su solidi ed irrinunciabili livelli di indipendenza, autono-mia e sindacabilità.
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Dir. Resp.: Pierluigi Magnaschi
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ATTUALITA' POLITICO ISTITUZIONALE ED ECONOMICA 55
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da pag. 23
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Dir. Resp.: Roberto Napoletano
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