Post on 23-Feb-2019
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PRESENTAZIONE ANTOLOGIA 1^M
ANNO SCOLASTICO 2015/16
Prendersi cura di sé significa in primo luogo riflettere su di sé, per poi capire
quali siano i nostri bisogni e poi ancora orientare le nostre scelte in modo
coerente a quello che siamo.
Da dove cominciare?
In 1^ M lo scorso anno scolastico abbiamo attivato due percorsi: uno
sull’alimentazione (quale dovrebbe essere e quale è realmente) e uno sulla
capacità comunicativa individuale, che ha preso la forma di una autobiografia
linguistica.
L’idea, suggeritami dalla partecipazione al XIX Convegno Nazionale
G.I.S.C.E.L. su “L’italiano dei nuovi italiani” (Siena, 7-9-Aprile 2016) ha
coinvolto la classe con gli esiti che proponiamo in un’antologia di autoritratti
linguistici. A lato di ciascun testo ho inserito un commento che non è una
correzione, bensì una sottolineatura della consapevolezza maturata dai
singoli in merito al percorso linguistico personale, una specie di apparato
“metacognitivo” che dà ulteriore valore agli scritti dei ragazzi,
Per chi, poi, volesse approfondire il percorso tracciato con altre letture, alla
fine dei lavori ho inserito una piccola lista di suggerimenti, testi autobiografici
o biografie più e meno conosciuti che ho trovato interessanti e piacevoli.
Un grazie sentito al Prof. Carrer per l'aiuto prestato.
Prof.ssa Maria Poloniato
2
L’ autobiografia linguistica di Francesca D.V.
Fin da piccola ho sempre amato parlare. Storpiavo le parole, ad esempio i
calzini li chiamavo “gressini” oppure la vasca idromassaggio la chiamavo vasca
“litromassaggio”, ora però parlo di tutto senza nessun problema. All’asilo oltre
a darci le regole base dell’italiano ci venivano insegnati i nomi dei numeri,
quelli dei colori o il verbo essere in inglese. Iniziando le elementari per quanto
riguarda l’inglese in cinque anni abbiamo cambiato sei maestre e questa cosa
non è stata molto positiva per l’approccio con la lingua. (1)
Alle elementari cambiavo spesso modo di scrivere passavo dallo stampatello al
corsivo, ed ero “fissata” con l’ordine: se in un quaderno anche appena iniziato
scrivevo, qualcosa male ne cominciavo subito un altro.(2) Leggevo molto,
anche perché le maestre ci incoraggiavano a prendere dei libri dalla biblioteca
di classe. Passando alle medie, come se non bastasse l’inglese abbiamo
cominciato il tedesco, una lingua che non mi riesco a far piacere, la trovo molto
difficile.
Alle medie ero già più disordinata e non perdevo più tempo a tenere in ordine i
quaderni, ma il mio professore di italiano mi faceva sempre scrivere alla
lavagna, perché diceva che avevo una bella scrittura. Pian piano, andando
avanti con gli anni, il piacere di leggere è diminuito sempre di più; ora, però, se
trovo il libro “giusto” lo leggo anche tre quattro volte senza stancarmi.
Per quanto riguarda le lingue mi piacerebbe molto imparare il francese lo
spagnolo e il russo, reputo però l’italiano una delle lingue più belle dati i suoi
vari dialetti c’è tra tutti preferisco il quello romano, ma senza tralasciare
ovviamente quello veneto. (3)
[TITOLO DELL'INTESTAZIONE LATERALE]
[Le intestazioni
laterali sono ideali
per evidenziare
punti importanti
del testo o per
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informazioni
aggiuntive da
usare come
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pianificazione.
In genere si
trovano nella
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destra, superiore
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però essere
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trascinandoli nella
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Commento
1: l’alternarsi dei docenti è vissuto come un ostacolo all’apprendimento linguistico
2: l’ordine è un metodo per fronteggiare il caos mentale legato all’apprendimento di nozioni via via più
complesse.
3: progetti di ampliamento del proprio bagaglio linguistico.
3
L’autobiografia linguistica di Isabella B.
La mia prima parola è stata: “mamma”
Nella mia infanzia ho passato le mie giornate al parco vicino a casa mia a
giocare con la mia babysitter Antonella.
I miei tre anni di asilo, li ho passati soprattutto all’ospedale, per problemi di
salute.
In prima elementare ho imparato molte cose, mi ricordo soprattutto quando
scrivevo 10/20 pagine di lettere dell’alfabeto per imparare a scrivere.(1)
Durante questi anni ho imparato anche l’inglese, per me molto facile perché mi
piaceva e tuttora mi piace molto.
Poi ho imparato a leggere ed è stato molto complicato, ma con l’aiuto dei miei
genitori, della babysitter e delle maestre un po’ alla volta ce l’ho fatta.(2)
I cinque anni delle elementari sono stati molto belli ma anche molto
impegnativi.
Poi sono passata alle scuole medie dove mi sono trovata molto bene con i
professori ed i miei compagni. Con loro ho fatto delle bellissime esperienze, ad
esempio in seconda media abbiamo fatto uno scambio culturale con dei nostri
compagni calabresi e l’anno dopo ci siamo incontrati all’ expo di Milano.
Queste “avventure” sono state molto istruttive ed importanti, e me le porterò
per sempre nel cuore.
Alle scuole medie ho approfondito la mia conoscenza nelle lingue, studiando il
tedesco.
Inizialmente non mi piaceva, difatti prendevo dei voti che non superavano la
sufficienza, mentre dalla seconda media, tutto è cambiato, perché per impararlo
facevamo giochi, che mi rimanevano impressi.(3)
Riguardo la scrittura l’ho imparata molto velocemente perché mi ha aiutata mio
fratello, e sentendo studiare lui ho imparato anche altre parole e vocaboli.
Credo che nel futuro e nel mondo d’oggi le lingue siano molto importanti e che
con queste si possano avere molti sbocchi negli ambiti lavorativi. Spero di
imparare anche altre lingue oltre all’ inglese al tedesco. Mi piacerebbe
soprattutto imparare lo spagnolo.(4)
Commento
1: consapevolezza
dell’impegno richiesto
per acquisire l’abilità
della scrittura
2: le figure familiari
come facilitatori del
processo di
apprendimento del
leggere.
3: L’importanza del
gioco
nell’apprendimento
4: prospettive per il
futuro improntate
all’acquisizione di
nuove lingue
4
L’autobiografia linguistica di Anna B.
La mia prima parola è stata “mamma”, anche se la maggior parte delle volte stavo a casa di mia zia
o mia nonna, visto che lei era sempre al lavoro. Ad un anno e mezzo ho cominciato l’asilo e non
parlavo molto e stavo da sola a guardare libri di favole. Adoravo guardare documentari scientifici,
ad esempio sugli animali e sulle piante, o storici, riguardanti soprattutto l’antica Grecia, con mio
papà. Parlavo spesso da sola, nel sonno, o con i pupazzi e ho sempre avuto qualche problema con le
sillabe, cioè non riuscivo a
pronunciare la “R” e la “S”. Quando
ero ancora all’asilo ho fatto tre
viaggi: il primo in Sicilia, il secondo
in Sardegna e il terzo a Cipro. In
generale non riuscivo a
concentrarmi né alla scuola
materna, né, anche se solo
inizialmente alla scuola elementare.
Le maestre, però, hanno sempre
detto a mia mamma che avevo una
buona fantasia e che mi ci voleva
solo un po’ di tempo per
ambientarmi e socializzare con gli
altri. Dalla terza elementare ho
cominciato a leggere e sono passata
da un estremo, cioè odiare leggere,
all’altro, cioè essere una vera e
propria fanatica dei libri. Partiamo
spiegando qual è stata la mia prima
lingua. Se per molti dei miei
compagni di classe la prima lingua è stato il dialetto, la mia è stata l’italiano, nonostante tutti si
rivolgevano a me parlando in dialetto. Fin da piccola, guardavo spesso documentari e sfogliavo libri
di fiabe o, addirittura, atlanti geografici o enciclopedie sugli animali e sulla storia. Alle elementari
ho avuto molti problemi con la scrittura e la lettura, tanto che fino a quando non ho imparato a
rimanere concentrata, facevo fatica a leggere davanti a tutti e facevo sempre molti errori ortografici,
soprattutto nei dettati.Però mi affascinava scoprire nuove parole italiane che mi piaceva
“aggiungere” al mio “vocabolario” della lingua, o, almeno, io la vedo così.
Per quanto riguarda la grammatica, non è che non mi piacesse, anzi, ma ho sempre fatto un sacco di
errori e mi sono un po’ sentita penalizzata rispetto al resto della mia classe. Alle medie ho
frequentato la scuola “G. D’Annunzio”, a Jesolo Lido, dove abbiamo fatto, tutti e tre gli anni un
concorso di scrittura creativa; il primo anno sono arrivata terza nella “Top ten” battendo anche
ragazzi di seconda e terza media. La seconda lingua, per me, è stata l’inglese. L’ho cominciata
l’ultimo anno dell’asilo prima di andare alle elementari. Al contrario dell’italiano, mi è sempre
piaciuta un mondo la grammatica e quello che ho imparato alle elementari non riuscirò mai a
scordarmelo perché i maestri che ho avuto erano veramente speciali. Il primo è stato anche il mio
preferito: il maestro Marco è stato per me veramente speciale, ma è morto vittima di un incidente
stradale. Era gay ed è sempre stato una persona molto gentile e premurosa verso i bambini. È stato
con noi fino alla seconda elementare. Alle medie ho fatto l’esame di certificazione Trinity e l’ho
5
passato. La mia terza lingua è stata il tedesco. L’ho comincio a studiare in prima media e mi è
piaciuta da subito. La professoressa di tedesco era veramente molto brava e mi ha fatto adorare
questa lingua. Anche qui ho fatto un corso di certificazione, del Goethe Institut, e ho passato anche
questo esame. Il mio rapporto con la lingua oggi, posso dirlo, è molto cambiato. Rispetto a quando
ero piccola ora leggo molto di più. Rispetto alle scuole medie ora sono molto più sicura nel parlare
e controllo meglio l’ansia, mentre prima avevo paura di esprimere la mia opinione in classe davanti
a tutti.
Sono un’appassionata accanita di libri, soprattutto fantasy e d’avventura, e mi piace molto l’epica e
la letteratura in generale. Il mio autore preferito è Rick Riordan, uno scrittore americano, che ha
unito vari tipi di mitologie con la letteratura per ragazzi; è famoso soprattutto per la saga di “Percy
Jackson e gli dei dell’Olimpo”.
Mi piacerebbe molto imparare diverse lingue tra cui il cinese-mandarino, il giapponese e il coreano.
Purtroppo ho perso la lingua tedesca ma quest’estate ho intenzione di rimboccarmi le mani e
ripassarla per bene assieme a mia cugina che studia al liceo linguistico. Adoro anche scrivere e mi
piace inventare piccole poesie o scrivere storie, ispirandomi ad elementi della cultura romana e
greca. Non riesco a scrivere abbreviando le parole sia con carta e penna, sia con il telefono. Se devo
scrivere, preferisco essere chiara ed esplicita. Se aggiungo delle faccine, o “emoji” come sono
chiamate, non mi piace metterle al posto delle parole; se le aggiungo, è perché voglio indicare uno
stato d’animo. Un’altra cosa che mi viene naturale fare è mettere i punti alla fine delle frasi negli
SMS. Spesso mi viene spontaneo rispondere ai miei parenti in inglese, o in tedesco, e sono abituata
a parlare l’inglese sotto la doccia o mentre preparo lo zaino e la tavola.
6
L’ autobiografia linguistica di Riccardo B.
Sono nato a San Dona’ di Piave e quando ero piccolo, dato che mio padre lavorava
fuori quasi tutto il giorno, era mia madre a parlare con me per farmi imparare a
camminare e a parlare; a proposito, penso che la mia prima parola, come quella di
quasi tutti i bambini, sia stata “mamma”.
Dato che mia madre è di origine polacca andavo una volta l’anno dai miei nonni che
vivono appunto in Polonia: è dai loro dialoghi e da mia madre che pian piano ho
cominciato ad imparare la lingua polacca. Per fare un esempio quando ero ancora
piccolo era mia madre che mi faceva addormentare cantandomi le filastrocche in
polacco. Poi con il tempo si tende un po’ a dimenticare la lingua se non viene parlata,
però me la ricordo ancora da saper comunicare con i miei parenti in Polonia.(1)
All’età di tre anni, dato che anche mia madre cominciò a lavorare, i miei genitori mi
mandarono all’asilo il quale era gestito dalle suore molto rigorose; qui cominciai a
fare recite e spettacoli, disegnare, leggere, scrivere e soprattutto a parlare meglio.
All’età di sei anni comincia a frequentare la scuola elementare di Cavallino-Treporti
dove ritrovai molti compagni dell’asilo. Quei cinque anni furono molto movimentati a
causa del continuo scambio di insegnanti; infatti è per questo motivo che mia madre
ha deciso, al posto di farmi continuare lì le scuole medie, di iscrivermi a Jesolo.
In prima media ho cominciato ad imparare e studiare il Tedesco, una lingua che nel
corso dei tre anni della scuola media non mi è mai piaciuta, per fare i compiti che ci
assegnavano dovevo sempre chiedere aiuto. Per me era difficilissimo capirla ed ora, in
prima superiore, me la sono già dimenticata: è proprio una fortuna per me non doverla
più studiare: a quanto pare con le lingue non ci so proprio fare!(2)
Scrivere non mi è mai piaciuto molto, forse perché non avevo molta fantasia, ma
comunque il fatto di scrivere in maniera ordinata e precisa in qualche modo mi
invogliava ad andare avanti, sono sempre stato un “maniaco dell’ordine” e questo
vizio l’ho preso da mia madre, sempre ordinata e precisa in tutto ciò che fa.
Mia madre ha origini polacche, ma mio padre ha origini venete e quando parla con
amici o parenti lo sento parlare in dialetto, quando lo parlava con i miei nonni io ero lì
sempre a protestare perché non capivo niente e li invogliavo a parlare un Italiano
corretto. Come dice anche mia madre io penso che il dialetto non sia una lingua vera e
propria anche se riconosciuta come tale e chi la parla penso che sia una persona priva
di cultura. Però ormai ho cominciato a parlarla un po’ anche io, così tanto per fare, ma
quando la parlo mi sento un idiota.(3)
Ora come ora penso di dover ancora imparare bene la grammatica italiana, perché
ultimamente mi sono accorto che oltre ad essere già difficile di suo contiene alcune
parti che non servono proprio a niente. Ad esempio non potrò mai dire ad una persona
“che io fossi” oppure “sarò stato”, a mio parere sono inutili.
Nella lingua polacca per esempio ci sono 3 verbi: passato, presente e futuro; semplici
e sono il minimo indispensabile, quella italiana in confronto è un vero macello!
Comunque nel tempo spero di impararli perché so che sono fondamentali nella vita,
per mia sfortuna.(4)
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Commento
1: contesto di
apprendimento della
prima e della seconda
lingua
2: L’insuccesso
nell’apprendimento
conduce ad una
svalutazione delle
proprie capacità
3: il dialetto è
svalorizzato perché
svalorizza chi lo parla,
ma si nota
un’apertura (pur se
ancora incerta)
4: nel confronto tra le
due lingue l’italiano è
in svantaggio perché
più complicato, ma vi
è la volontà di
superare gli ostacoli
presenti.
7
L’autobiografia linguistica di Giada D.
La mia prima parola non la ricordiamo né io né i miei genitori: quando gliel’ho
chiesto mi hanno detto testuali parole “non ne abbiamo idea, forse hai detto le
solite parole che dicono i bambini, ‘tata’ o ‘mamma’”.
Attualmente non mi piace molto parlare, tranne che con le mie amiche, perché
non riesco ad esprimermi, preferisco scrivere perché nessuno sa che sei stato tu
a scrivere.
Questo, però, non è sempre stato così, infatti da piccola odiavo scrivere, perché
ci impiegavo troppo tempo, mentre amavo parlare perché potevo dire ciò che
volevo senza perdere tempo.(1)
La lingua che ho cominciato a parlare per prima è il dialetto jesolano, perché
tutti mi parlavano in dialetto, tranne mia mamma. Alle elementari ho avuto
qualche problema per questo, perché alcune parole cambiano oppure sono
uguali ma con significati diversi, di conseguenza l’italiano, per me, è stata una
seconda lingua. (2)
La terza lingua che ho imparato è stato l’inglese. L’ho studiato per la prima
volta all’asilo, credo, ma non mi è mai piaciuto molto.
Neanche la mia lingua madre, l’italiano, mi piace molto perché, secondo me, ha
una pronuncia troppo ‘dura’, perché, come ho detto prima, essendomi abituata
sin da piccola a parlare il dialetto, la pronuncia è molto diversa e più ‘sciolta’
visto che, diversamente dalla prima lingua, non ha regole grammaticali fisse.(3)
Una lingua, invece, che mi piacerebbe davvero tantissimo imparare e studiare,
magari anche a scuola, è lo spagnolo. Mi piace per la pronuncia e anche per lo
stile della scrittura di alcune lettere. Lo spagnolo mi è sempre piaciuto, ma da
quando sono andata a Barcellona e ho letto qualche testo di questa magnifica
lingua riuscendo a tradurre qualche frase, il mio interesse è aumentato. (4)
Commento
1.consapevolezza
delle diversità
sottese alle
competenze
comunicative
verbale e scritta.
2: l’interferenza del
dialetto rende più
difficoltoso
l’apprendimento
dell’italiano
3: Valutazione
personale delle lingue
secondo criteri ben
esplicitati.
4: interessi linguistici
orientati verso il
futuro.
8
L’autobiografia linguistica di Giada M.
La mia prima parola è stata “papà”. Non parlavo molto, però riuscivo a farmi capire
abbastanza bene dai miei genitori.
Mia mamma e mia nonna mi raccontavano sempre delle storie e io mi divertivo ad
ascoltarle.
I miei nonni paterni parlavano sempre in dialetto, e siccome trascorrevo la maggior parte
del tempo con loro, sono riuscita ad imparare abbastanza bene questa seconda lingua.
Per quanto riguarda la lingua scritta, ho incontrato parecchie difficoltà nell’uso dello script
perché confondevo alcune lettere, ad
esempio la q con la p e la b con la d.
L’impatto con la terza lingua (cioè
l’inglese) non è stato affatto un
ostacolo, anzi, riuscivo a imparare i
vocaboli e a formulare frasi senza
dover studiare.
Quando avevo 8 anni, ho trascorso
un periodo piuttosto lungo in
Germania e grazie a ciò ho imparato
a parlare in tedesco.
Tra tutte le lingue che conosco,
l’italiano è quella che utilizzo di più,
sia in forma orale che scritta. Nei
temi scolastici me la cavo
abbastanza bene.
Grazie ai tre anni di scuola media, ho imparato a scrivere in tedesco (prima lo sapevo solo
parlare), lingua che uso in poche occasioni.
L’inglese lo pratico solamente a scuola e riesco ad apprenderlo senza il bisogno di lunghi
tempi di studio.
Il dialetto lo utilizzo meno rispetto a quando ero più piccola, ma nonostante ciò è la
seconda lingua che utilizzo maggiormente.
Quando penso e ragiono non utilizzo una sola lingua, ma faccio un “mix” tra italiano,
dialetto e tedesco.
Le lingue straniere mi hanno sempre appassionata: mi piacerebbe impararne il più
possibile, specialmente il russo e il portoghese.
9
L’autobiografia linguistica di Ines K.
La mia prima lingua è l’italiano, la seconda è stata l'albanese, l'ho imparata perché,
già a 6/8 mesi, quando sono andata in Albania, sentivo tutti parlare in quella lingua,
quindi ascoltando mi sono abituata. Un altro mezzo di apprendimento per me sono
stati i miei genitori che mi parlano in albanese; ma l'ho imparato da sola, senza che
qualcuno mi spiegasse come si diceva quella parola o che cosa significasse.(1)
La terza lingua per me è stata l'inglese. Me l'hanno insegnata già dall'asilo,
ascoltando la maestra che ci faceva vedere immagini o sentire audio. Alle elementari
ho imparato più parole ed a scrivere, grazie agli esercizi.(2)
Non credo di avere molte difficoltà a parlare o a scrivere l'italiano oggi; dovrei solo
migliorare la grammatica, sia quella scritta che orale.
Vorrei imparare un po' meglio l'inglese, so parlarlo e scrivere abbastanza bene ma
devo migliorare il modo in cui uso le forme del verbi. (3)
Sto imparando a scrivere l'albanese da sola, messaggiando con mia cugina che vive
lì, e molte volte chiedo ai miei genitori come si scrivono certe parole, poi le
memorizzo e le imparo; un altro modo per imparare a scrivere per me è, per
esempio, leggere i televideo o le didascalie dei telegiornali, che i miei genitori
guardano, imparando come determinati suoni si scrivono, ad esempio: xh in albanese
si legge g/j. (4)
Commento
1.Consapevolezza
dell’apprendimento
spontaneo della
seconda lingua
tramite l’ascolto
2.L’apprendimento
della terza lingua è
favorito, oltre che
dall’ascolto e dal
linguaggio
figurativo,
dall’esercitazione
mirata
3.Consapevolezza
delle difficoltà
grammaticali che
rendono meno
buono l’utilizzo
delle lingue
apprese
4.L’interesse per la
l lingua albanese
stimola la ricerca di
strategie per
migliorare ll propria
competenza
10
L’ autobiografia linguistica di Kleidiana R.
Sono nata in Brasile la mia prima parola è stata “mucca” perché tutti i giorni vedevo mio zio che passava davanti casa mia con le mucche urlando “su, mucche!”. (1)
La mia prima passione è stata per gli animali in particolare i cavalli, già a 5 anni cavalcavo da sola. Al mio settimo compleanno mia nonna mi regalò il mio primo cavallo: mi ricordo che passavo interi pomeriggi con lui, non cavalcando ma spazzolando la lunghissima criniera che aveva. Mio papà, vedendo che mi piaceva stare in mezzo agli animali, mi portò con lui a vendere delle mucche; dovevo guidarle con il cavallo, mi piaceva e tutti rimanevano a bocca aperta al vedermi così piccola in mezzo a quelli animali. La cosa che mi piaceva di più di questi “viaggi” era il ritorno perché mio papà mi raccontava storie di quando era piccolo.
Da piccola ero anche molto “appiccicata” a mia madre e sempre, quando dovevo andare a scuola, iniziavo a piangere perché avevo paura di perderla mentre ero a scuola; per calmarmi allora la maestra mi faceva disegnare. (2)
La mia seconda passione è stata proprio l'arte, e ricordo bene il giorno in cui scoprii che me la cavavo bene. Avevo appena finito di fare i compiti, così presi un foglio e iniziai a disegnare un uccellino che cantava su un ramo; era verde con la testa leggermente arancione, e sotto la pancia aveva una macchia blu, lo disegnai quasi identico e mia mamma appena lo vide rimase a bocca aperta,tanto che ha ancora questo disegno.
A scuola ero brava, mia mamma mi disse che già prima di andare in prima elementare sapevo scrivere il mio nome e quello della nostra famiglia, apprendevo molto velocemente e i miei voti erano abbastanza alti. Amavo anche scrivere e nei compiti scritti di portoghese prendevo sempre voti alti. (3)
Poi all'età di dieci anni mi trasferii in Italia e qua la mia vita cambiò completamente, perché non mi piaceva l'idea di non stare più in mezzo agli animali e di dover imparare un'altra lingua.
Mi ricordo che nel mio primo giorno di scuola mi misi a piangere appena vidi la classe, ma mia zia mi disse che era tutto a posto e mi disse che a tutto quello che mi dicessero dovevo dire “grazie”, infatti fu la prima parola che imparai in italiano. Per insegnarmi l'italiano la maestra mi faceva vedere delle immagini e mi diceva cos'era o mi faceva leggere,
COMMENTI
1.Il contesto di
apprendimento si lega
al mondo degli
animali
2. Il linguaggio
figurativo è un mezzo
per superare le
difficoltà emotive
3.La scrittura è un
piacere e risulta
facile, come
disegnare.
Commento
1.Il contesto
ambientale determina
l’apprendimento delle
prime parole legate al
mondo animale.
2.Le difficoltà di
ambientamento
scolastico vengono
superate attraverso il
linguaggio figurativo
3. La passione per la
scrittura è precoce
11
oppure mi faceva domande del tipo “cosa ti piace fare?”, “cosa ti piace mangiare?”, e mi aiutava a rispondere. All'inizio trovavo buffo quello che mi diceva, dopo ci ho fatto l'abitudine.
Da sempre ho avuto difficoltà ad avere amici, perché sono timida, e arrivata in Italia iniziarono le prese in giro e io non capivo naturalmente; era un periodo difficile per me, così scoprii che mi piaceva scrivere, e, a scuola avevamo introdotto l'argomento del diario, a me è piaciuto molto quell'argomento, e per sfogarmi scrivevo le mie giornate in quel diario.
Siccome si poteva dare un nome al diario il mio l'ho chiamato “Sebastian”, come il mio cavallo, perché quando mi accadeva qualcosa lo dicevo a lui e anche se non mi capiva questo mi faceva sentire meglio. Scrivevo a Sebastian tutti i giorni e così è nata questa passione. (4)
Alle medie c'era un concorso di scrittura e i miei testi venivano sempre scelti, non ho mai vinto perché facevo troppi errori di grammatica ma era una piccola soddisfazione essere stata scelta.
A livello di comunicazione preferisco scrivere perché riesco a dire meglio quello che penso, senza tante difficoltà.(5)
Kleidiana
Commento
4. Le difficoltà
relazionali vengono
superate attraverso la
scrittura che è un
mezzo, anche, per
recuperare il mondo
dell’infanzia (il nome
del diario è quello del
cavallo Sebastian)
5. Consapevolezza
della predilezione
accordata al
linguaggio scritto,
fonte di soddisfazioni
esterne ed interne
12
L’autobiografia linguistica di Angela P.
La mia prima parola è stata mamma, e per dirlo mi sono affidata ai miei
perché io, sinceramente, non me lo ricordo. Da piccola storpiavo molte
parole ma la più classica di tutte è la parola coltello: io e tutte le mie
amiche dell’infanzia discutevamo di come si dovesse pronunciare
regolarmente questa parola e noi, convinte, dicevamo cortello.(1) Solo
dopo qualche annetto scoprii come si dovesse pronunciare
correttamente e ne rimasi shoccata! Ma me ne feci una ragione. Mia
mamma mi leggeva molte storie Disney, quando ero piccola, per
esempio Biancaneve e i sette nani, la Bella e la Bestia o Cenerentola. Io
le ascoltavo e cercavo di capire
qualche parola.
All’asilo le mie maestre
lavoravano bene riguardo
all’argomento dell’alfabeto.
Ci facevano scrivere più volte la
stessa lettera in maiuscolo e
poi ci facevano disegnare un
oggetto o un frutto che iniziasse per
quella lettera, per esempio con
la A con il disegno di
un’arancia.Alle elementari, io
e la mia classe, soprattutto in
prima, abbiamo avuto difficoltà ad imparare bene a scrivere, perché
avevamo cambiato cinque maestre di italiano nell’arco di un anno.(2) A
me scrivere non mi è mai dispiaciuto, mi piaceva imparare nuove parole
e come si scrivevano. Penso che Italiano fosse la materia che preferivo.
Io adoravo il corsivo, lo consideravo una scrittura “da grandi”.
Mia sorella la usava già, lei era in quinta elementare quando io ero in
seconda e mi piaceva tantissimo, la trovavo molto elegante e arrivata in
terza l’ho imparata molto volentieri.(3) Mia mamma è spagnola, quindi
so lo spagnolo, ovviamente non come un residente spagnolo, ma me la
cavo abbastanza bene. Il mio primo viaggio in aereo per andare in
Spagna dai miei zii e dai miei nonni fu quando avevo circa un anno.
Ovviamente non me lo ricordo, ma poi ne seguirono di altri e quindi ho
avuto l’opportunità di sapermi gestire bene con lo spagnolo e dopo un
po’ che si sta in Spagna (o in un qualsiasi altro posto), almeno io, inizio
a pensare “anche” in spagnolo.(4)
Devo ammettere che però so meglio parlarlo che scriverlo, perché non
studiandolo a scuola non ho mai l’occasione di usarlo ed è abbastanza
complicato per me, anche se una volta alle elementari in un tema di
italiano dovevamo scrivere le nostre vacanze estive ed io invece di
Spagna ho scritto España (come si scrive realmente in spagnolo).
Commento
1.Il ricordo di una
discussione sulla
pronuncia corretta
di una parola rivela
l’interesse per la
lingua
2.Le difficoltà’ di
apprendimento della
scrittura sono legate
all’avvicendamento
degli insegnanti.
3.l’apprezzamento
per una forma di
grafia unito alla
curiosità di
apprendere motiva
no l’interesse verso
la scrittura
4. Consapevolezza
che conoscere una
lingua significa
“pensare” in quella
lingua.
13
Un’altra lingua che mi piace molto è l’inglese. Solo ultimamente me ne
sto appassionando e mi sto accorgendo dell’utilità fondamentale di
questa lingua nella vita. Già all’asilo si imparava a dire qualche parola in
inglese e trattavamo le festività dell’anno. In prima elementare
facevamo lo spelling e la canzoncina dell’alfabeto (la adoravo), e poi via
via cose più complesse con l’andare avanti degli anni. Vorrei imparare
molto bene l’inglese.
Vorrei tornare al Londra il prima possibile e per più tempo così mi alleno
un po’ con il lessico e la pronuncia. Ci ero stata due anni fa, ma non mi
appassionava tanto, ora però, è uno dei miei obbiettivi. Vorrei anche
andarci perché in periferia di Londra c’è il Making of Harry Potter, cioè
tutte le costruzioni, gli abiti, gli oggetti e i posti di scena dei film di Harry
Potter, visto che ne sono una appassionata. (5)
Poi ci sarebbe la guida a parlare in inglese, ed è forse un po’ per questo
che mi piace l’inglese, per poter capire ciò che mi stanno spiegando e
sto prendendo in considerazione di guardarmi i film anche in inglese.
Per quanto riguarda i libri di Harry Potter li ho letti in italiano, ma ho
cominciato a leggere il primo in spagnolo assieme a mia mamma.
Adesso con internet e con i vari social network mi piace usare le
emoticon e penso che queste siano molto utili per esempio quando non
voglio scrivere ne metto una che descrive esattamente il mio umore in
quel momento. E’ grazie ad internet che ho scoperto il mondo delle
serie TV e, per imparare qualche parola in più di inglese (visto che le
serie TV che guardo sono praticamente tutte americane o inglesi), le
guardo in lingua originale con i sottotitoli in italiano.
Io lo trovo molto utile e devo dire che ho imparato parole che prima non
sapevo. Ho parlato molto delle lingue straniere, ma sono molto fiera di
essere nata in Italia e di sapere l’italiano fin dalla nascita perché solo
ora mi sto accorgendo che questa è una lingua molto difficile e
complessa con tante parole uguali con diverso significato e tante
eccezioni grammaticali.(6)
5.Interessi per
sviluppare il proprio
bagaglio linguistico attraverso
l’adozione di
strategie varie e
motivanti.
6. Valutazione sulla
lingua materna.
14
L’autobiografia linguistica di Sara M.
Sono nata a San Donà di Piave il primo Febbraio 2001 alle ore 1:30
di notte. Ho sempre avuto un’infanzia felice e privilegiata con l’amore
dei nonni, dei miei genitori e di una sorella più grande.
La mia prima parola fu “pappa” perché fin da piccola mi piaceva
mangiare ed avevo sempre fame. (1)
Quando iniziai a parlare un po’ di più, parlavo solo dividendo le
parole in sillabe. Quando iniziai l’asilo sapevo già parlare bene ma al
posto di “maniglia” dicevo “vaniglia” e al posto di “discoteca” dicevo
“biscoteca”. All’asilo imparai a scrivere il mio nome e cognome e altre
parole “piccole”, imparai qualche parola in inglese ed imparai anche
a leggere e mi piaceva anche tanto.(2)
Alle elementari leggere divenne il mio passatempo, per la
comunione mi feci regalare un libro invece che qualcosa di costoso.
In quei cinque anni di scuola vinsi più di un premio come migliore
lettrice della classe, mi piaceva tantissimo leggere perché non ero
molto socievole perciò mi chiudevo dentro il mondo dei libri. (3)
Alle elementari conobbi anche l’inglese un po’ meglio ed era la mia
materia preferita insieme ad arte; quella passione per la lingua
inglese si fece più grande alle medie quando mi iscrissi al Trinity (un
corso dove approfondivi la lingua e poi facevi un esame scritto ed
orale). Con quella nuova passione persi l’interesse per la lettura. La
lingua inglese la imparai molto bene alle medie, anche perché, oltre
al Trinity che mi diede la possibilità di parlare faccia a faccia con un
inglese al test orale, andai a Londra: poter sentire parlare
quotidianamente la lingua me la fece amare ancora di più, perché mi
sembra dolce e scorrevole molto più dell’italiano. (4)
Alle medie mi piaceva molto anche scrivere, infatti nei temi prendevo
sempre otto, e c’è stato un periodo che volevo anche scrivere un
piccolo libro dove parlavo di me, però non sapevo bene i verbi e
quindi ci rinunciai. (5)
Ora che sono alla superiori per quanto riguarda l’italiano non vado
molto bene, perché non sono molto brava a coniugare i verbi
nonostante io abbia quindici anni. Anche in inglese non vado molto
bene a scuola a differenza che alle medie e alle elementari, non
perché non mi piaccia più, anzi, lo adoro tuttora ma non mi piacciono
molto gli argomenti che stiamo svolgendo ed il modo di spiegare
della prof. (6)
Ma al di fuori della scuola coltiverò per sempre la passione per
l’inglese.
Commento
1.Si apprende sulla base di
interessi /motivazioni ben
precise
2.Descrizione delle varia
tappe nella conquista della
lingua madre
3. Consapevolezza del
valore della lettura (fa
vincere premi e rassicura
da un esterno sentito
come complicazione)
4.L’apprendimento
entusiastico della seconda
lingua legato anche al
superamento delle
difficoltà di
relazione/comunicazione
5. La passione per la
scrittura viene meno di
fronte alla necessità di
dover fronteggiare una
lacuna (uso corretto dei
verbi)
6. Le passioni vengono
“offuscate” dall’impegno
richiesto nello studio, ma
non si perdono.
15
L’autobiografia linguistica di Xheni P.
Mi chiamo Xheni, ho 18 anni, sono nata ad Atene, in Grecia e sono arrivata in Italia all'età di un anno e mezzo.
Ho iniziato a frequentare l'asilo a tre anni, ero una peste e facevo sempre dannare le maestre e i miei compagni. All'asilo ballavamo sempre al ritmo di una canzone che mi piace ancora adesso, “La bella lavanderina”.
Mi ricordo che avevo un compagno che mi stava antipatico e un giorno gli ho “pastrocciato” tutto il quadernetto che usavamo per disegnare; ma l'ho fatto anche perché me lo avevano detto dei miei amici, perché, a dir la verità, non sono così cattiva, anzi, penso di essere una delle persone più buone, una che non farebbe mai del male a nessuno! Poi ero piccola e delle cose ancora non le capivo, ma, purtroppo, sono anche oggi una ragazza che si fa condizionare molto dagli altri...
Non ricordo a che età ho cominciato a parlare, ma parlavo sia albanese che italiano, perché i miei genitori mi parlavano in albanese e i miei due fratelli che ormai erano alle elementari e alle medie, mi parlavano in italiano, e anche le maestre all'asilo. (1)
La prima parola che avevo detto era “Ela-cacca”, me lo ricorderò sempre perché me lo dicono tutti i miei parenti. “Ela” era il nome di mia cugina che stava sempre con me e “cacca” perché me lo diceva sempre uno dei miei due fratelli.(2)
Quando ho cominciato la scuola elementare, questa mi piaceva molto ed ero felice di andarci, ma avendo dei maestri severi ha iniziato a non piacermi più così tanto e facevo fatica a capire, soprattutto matematica e storia, che non mi sono mai piaciute.
Ho iniziato subito a scrivere in italiano, e poi in albanese; mi piace molto scrivere, ma purtroppo non ho mai tempo. Non ho mai avuto difficoltà con la grammatica italiana, un po' con quella albanese, non avendo frequentato nessuna scuola in Albania; e poi qui c'erano anche i miei due fratelli più grandi che mi aiutavano a scrivere e a parlare l'Italiano. Ora sono la più brava della famiglia a saper scrivere sia in italiano che in albanese.(3)
Mi piace parlare in tutte e due le lingue, sia albanese che italiano, mi piace ascoltare di più canzoni straniere, soprattutto americane o inglesi, infatti sono abbastanza brava a scuola nella lingua inglese e mi piace molto; preferisco leggere in italiano che nelle altre lingue, perché capisco molto meglio e non faccio nessuna fatica.(4)
Commento
1.Il contesto di
apprendimento
favorisce il
bilinguismo
2.Prime parole
legate a vissuti di
esperienze
condivise con figure
familiari
3. Superamento
autonomo delle
difficoltà di
scrittura in albanese
4. Considerazioni
complessive sulle
lingue di
padronanza
16
L’ autobiografia linguistica di Asia S.
La mia prima parola che dissi fu “pappa” a 5-6 mesi; ho imparato a
parlare grazie alla mamma, perché era lei che mi stava dietro. Ho
iniziato a parlare presto, così quando sono andata all’asilo sapevo
parlare abbastanza bene. E parlavo bene perché mi piaceva ascoltare
gli altri quando parlavano, mi piaceva anche cantare, cantavo le sigle
dei cartoni animati specialmente le “winx” che erano il mio cartone
preferito. (1)
Quando sono andata alle elementari ho fatto molta fatica a imparare a
scrivere e a leggere perché non mi piaceva, poi confondevo spesso la
“P” con la “B” e mi dimenticavo le doppie. Le prime parole che ho scritto
sono state il mio nome e il mio cognome.
L’inglese l’ho incominciato a studiare dalla prima elementare, dove la
maestra per aiutarci con la pronuncia ci faceva ascoltare canzoncine o
guardare cartoni in lingua originale. Poi a casa mi aiutava mio papà
perché visto che lui ha lavorato a Londra sa bene la pronuncia.(2)
Alle medie ho studiato il tedesco, e lo trovavo più semplice, infatti mi
piaceva molto. Anche qui per imparare bene la pronuncia la
professoressa ci faceva ascoltare brani o dialoghi. In prima media
avevamo imparato anche una filastrocca sui numeri.(3)
Oltre l’inglese e il tedesco vorrei imparare il francese e lo spagnolo.
Infatti il mio sogno sarebbe quello di andare in Francia a imparare il
francese.
Sinceramente tra scrivere e leggere preferisco scrivere. Se scrivi,
secondo me, ti puoi esprimere dicendo le tue idee senza essere
giudicato dagli altri, invece se le dici a voce puoi essere giudicato,
perché magari gli altri non condividono i tuoi pensieri. Oggi la mia
difficoltà con l’italiano è la grammatica.(4)
Commento
1.Il piacere
dell’ascolto come
fonte di
apprendimento
2.Il contesto di
apprendimento della
seconda lingua,
sempre basato
sull’ascolto
3.Ancora l’ascolto
favorisce
l’apprendimento della
terza lingua
4.Consapevolezza
della distinzione tra
parlato e scritto e
anche delle difficoltà
presenti.
17
L’ autobiografia linguistica di Giada S.
La mia è stata un'infanzia felice, senza problemi in famiglia. Da piccola
ero una bambina timida con le persone che non conoscevo, ma con i
miei amici e i miei famigliari mi aprivo molto ed ero una bambina solare.
Non ho vissuto cambiamenti di luogo drastici, sono sempre rimasta qui
a San Donà ed a 6 anni trasferita in una casa molto vicina a quella dove
abitavo prima. In famiglia mi hanno sempre parlato molto e così sin da
piccola a 8 mesi ho iniziato a dire le prime parole, con i miei genitori al
mio fianco.(1)
Riguardo le lingue mi è sempre piaciuto molto il suono e la parlata
dell'inglese: alla scuola elementare la maestra ci faceva dialogare e
scrivere e non ho avuto difficoltà ad imparare le varie pronunce e le
nuove parole; le prime che ho appreso fin da subito sono state quelle
principali, ad esempio i saluti e i numeri. Anche se io non sono inglese,
questa lingua mi affascina ancora adesso, ed è quasi diventata una mia
seconda lingua; a questo ha contribuito anche il fatto che da piccola
guardavo cartoni in inglese e giocavo con dei giochi che oltre l'italiano
avevano anche come lingua l'inglese.(2)
Da sempre dialogare e parlare non è mai stato un problema, alle scuole
elementari chiedevo sempre alla maestra di farmi leggere dei testi, ma
se c'era qualcosa che non mi piaceva e ancora non mi piace è esporre
davanti ad un pubblico: mi imbarazzava parlare davanti a delle persone,
in silenzio, che ti ascoltavano.
Quando ero piccola ero una chiacchierona e parlavo molto ed ero
attenta ad usare un linguaggio corretto senza storpiare le parole, questa
era una cosa che mi dava fastidio.(3)
Oggi per poter trovare un buon lavoro è necessario conoscere almeno
una lingua straniera, per mantenere esercitata la mia conoscenza d’
inglese scrivo, ascolto canzoni o leggo testi. Mi ritengo portata per
questo campo perché ogni volta che imparo una nuova parola la riesco
a memorizzare bene. Oltre all' inglese mi piacerebbe molto imparare il
russo, di questa lingua mi piace la pronuncia e il fatto che ci sia un
alfabeto diverso da quello italiano. (4)
Commento
1.Consapevolezza che
si impara a parlare
ascoltando chi ci parla
2.La predilezione
accordata all’inglese
si fonda sulla
dimestichezza coi
suoni e la pratica
dell’uso attraverso
giochi e video
3.La sensibilità
linguistica spinge alla
correttezza espressiva
4.Consapevolezza
delle proprie capacità
attitudinali e delle
strategie opportune al
mantenimento di
quanto acquisito.
18
6 Maggio 2016
L’ autobiografia linguistica di Daria S.
Ho cominciato a dire qualche parola a nove mesi, ed a un anno già sapevo parlare molto bene. C'erano due parole che non riuscivo a pronunciare, in particolare la lettera ''r'': invece di ''crema'' dicevo ''cpema'' e invece di ''castravete'' (''cetriolo'') dicevo ''papadete''. Ho cominciato a leggere già prima di cominciare le elementari, perché mia mamma mi seguiva molto e mi ha insegnato l'alfabeto con le letterine magnetiche sul frigorifero.(1) Perciò all' asilo avevano chiesto a mia mamma di farmi passare un anno avanti, ma lei non ha voluto, perché secondo lei ero ancora troppo piccola.
Poi ho cominciato le elementari in Italia, sono arrivata a Novembre, perciò i miei compagni già si conoscevano abbastanza; io, invece, non sapevo nemmeno una parola di italiano, quindi non li capivo, ma erano tutti curiosi, ancora me li ricordo: si erano riuniti tutti intorno al mio banco e mi parlavano... Forse avranno fatto un sacco di domande, allora un po' mi infastidivano, ma adesso che ci penso mi diverte! Dopo due mesi, però, in casa già correggevo mia mamma e mia zia che abitavano o comunque parlavano italiano da parecchi anni. Perciò alla fine mi sono trovata molto bene anche a scuola e spesso superavo gli altri.(2)
Ho cominciato a studiare un po' di inglese già all' asilo e non ho avuto difficoltà; poi, però, alle medie ho fatto anche tedesco che non mi è piaciuto molto, ma secondo me per imparare bene una lingua si può fare solo sul posto.
Non ho mai avuto problemi a scrivere, la grammatica mi piace e penso di saperla bene, perché spesso vedo persone italiane che non usano bene modi e tempi verbali, articoli, accenti o apostrofi.(3)
Comunque, mi piace imparare nuove parole. Ormai la lingua che so meglio è l'italiano, cioè il rumeno lo so e lo parlo bene, ma non so scriverlo grammaticalmente perfetto perché ha molte regole, perciò preferisco parlare e scrivere italiano.
Quando scrivo messaggi non uso mai abbreviazioni, però ho il correttore, quindi magari delle parole più lunghe scrivo solo l'inizio, poi lo completa da solo. Però uso spesso ''ahah'' per ridere o ''ceh'' oppure ''bah'' e ''boh'' o ''mah'' nel resto preferisco scrivere semplicemente italiano.
Ascolto canzoni in italiano, rumeno e soprattutto inglese, molto raramente mi capita di sentirne qualcuna in francese che è una lingua che mi piace molto e le canzoni le trovo melodiose e rilassanti.(4)
Commento
1.Consapevolezza
dell’importanza della
figura famigliare
come guida per un
buon apprendere
2.Le difficoltà di
integrazione vengono
superate grazie alla
grande facilità di
apprendimento della
lingua italiana
3.La competenza
grammaticale è
particolarmente
importante per
l’abilità della scrittura
4.La musicalità di una
lingua è un fattore
determinante per
suscitare interessi
nuovi
19
L'autobiografia linguistica di Erika M.
La mia prima parola è stata “papà”, avevo dieci mesi. Ogni giorno dicevo o imparavo parole
nuove. Alla scuola materna parlavo correttamente e quindi riuscivo a farmi capire facilmente.
Quando la maestra diceva una cosa io dovevo aggiungere cose in più o, addirittura,
correggerla. In prima elementare non ho avuto difficoltà ad imparare a leggere e a scrivere,
però quando dovevo fare i compiti dovevo sempre avere una persona al mio fianco perché
altrimenti scrivevo male o non facevo niente. Non mi piaceva leggere perché, essendo una
bambina vivace, non riuscivo a stare ferma per molto tempo. Poi, però, sono riuscita a
migliorarmi e in quinta sono cambiata: iniziavo ad
arrangiarmi.
La mia seconda lingua è l’inglese. Ho iniziato ad
impararla in prima elementare. Allora era
facile e mi piaceva, perché avevo un maestro che ce
lo insegnava con disegni, giochi, figure e musica.
Dalla seconda ho cominciato a fare più
fatica, perché avevo cambiato insegnante e
quindi era cambiato il metodo. Questo nuovo
insegnante ci faceva scrivere di più e ascoltare
meno. Alle elementari andavo meglio nell’orale,
mi piaceva parlarlo anziché scriverlo, perché
sono due cose diverse. Alle medie mi piaceva
anche se faticavo a raggiungere gli obbiettivi
previsti, però, la professoressa contava
anche l’impegno che ci mettevo.
Pensando al rapporto con le lingue, dal momento in
cui ho iniziato a parlare non ho mai avuto problemi perché fin dall’inizio scandivo bene le
parole. A me è sempre piaciuto di più parlare rispetto a scrivere, perché parlando riesco a
tirar fuori il meglio di me, mentre nello scritto “vado in panico” cioè appena vedo la consegna
mi vengono molti dubbi e a volte non riesco a scrivere ciò che si chiede. Infatti a scuola
preferisco fare interrogazioni piuttosto che verifiche scritte perché posso fare dei
collegamenti che nello scritto non riesco a farli perché scriverei troppo e rischierei di andare
fuori testo. Anche quando ero alla scuola elementare non mi piaceva molto scrivere forse
perché ero chiacchierona. Mi piace parlare di più la lingua italiana, anche se mi piacerebbe
riuscire a parlare l’inglese come l’italiano.
Per me sarebbe una bella cosa riuscire a parlare la lingua inglese benissimo perché si collega
con il lavoro che vorrei riuscire a fare, cioè disegnare abiti e promuovere il prototipo anche
all’estero. Per riuscire a parlarlo bene posso usufruire di questi altri quattro anni e potrò
sempre approfondire andando all’università o frequentando dei corsi privati. Spero di riuscire
a realizzare questo mio desiderio anche se sarà un percorso impegnativo e difficile ma se
succederà sarò talmente felice che faticherò a crederci.
20
Letture suggerite:
Aldecoa J., Storia di una maestra, Sellerio
Alvarez J., Il tempo delle farfalle, Giunti
Asor Rosa A., L’alba di un mondo nuovo, Einaudi
Canetti E., La lingua salvata, Adelphi
De Mauro T., Parole di giorni lontani, Il Mulino
De Mauro T., Parole di giorni un po’ meno lontani, Il Mulino
Djerkovic T.M., Inclini all’amore, Playground
Di Lascia M., Passaggio in ombra, Feltrinelli
Fenoglio M., Casa Fenoglio, Sellerio
Fenoglio M., Vivere altrove, Sellerio
Ferrarotti F., Le briciole di Epulone, Guerini Studio
Ferrero E., I migliori anni della nostra vita, Feltrinelli
Fusini N., Hannah e le altre, Einaudi
Giacobbe M., Diario di una maestrina, Il Maestrale
Ginzburg N., Lessico famigliare, Einaudi
Magnani F, Una famiglia italiana, Feltrinelli
Mc Court F., Ehi, prof!, Adelphi
Montroni R., Libraio per caso, Marsilio
Moscati A., Una casa, Nottetempo
Petrignani S., La scrittrice abita qui, Neri Pozza
Prinz A., Io, Hannah Arendt, Donzelli
Romano L., Una giovinezza inventata, Einaudi
Sarraute N., Infanzia, Feltrinelli
Savigneau J., Marguerite Yourcenar, Einaudi
Sereni C., Casalinghitudine, Einaudi